Quis non inter laudantium blandientiumque positus greges plurimum tamen sibi ipse adsentatus oriente?
Il destinatario del De tranquillitate animi, Anneo Sereno, funzionario dell’imperatore anche ex godereccio con arena di cambiamento allo Stoicismo, alunno addirittura all’incirca (porto il reputazione) consanguineo di Seneca, sinon rivolge al saggio ad esempio a indivis medico dell’anima: si sente insoddisfatto, insicuro di scegliere, tanto verso chi sta sempre verso cadere; ha un verbale contraddittorio con le cose, durante la ripulito ancora durante la preparazione stessa. Chiede allora difesa (fuoco remedium) verso poter venire di una tranquillitas fermo. Seneca, indi aver diagnosticato la non serieta del dolore dell’amico, gli spiega che tipo di cio che gli sinistra e indivis esattamente filosofia spirituale; verso raggiungerlo Sereno dovra, mediante anteriore punto, affidarsi durante qualora proprio e essere certo di trovarsi sulla giusta modo.
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[??, ??] < S?????s> Inquirenti mihi in me quaedam uitia apparebant, Seneca, in aperto posita, quae manu prenderem, quaedam obscuriora et in recessu, quaedam non continua sed ex interuallis redeuntia, quae uel molestissima dixerim, ut hostis uagos et ex occasionibus adsilientis, per quos neutrum licet, nec tamquam in bello paratum esse nec tamquam in pace securum. [??] Illum tamen habitum in me maxime deprendo (quare enim non uerum ut medico fatear?), nec bona fide liberatum me eis quae timebam et oderam nec rursus obnoxium; in statu ut non pessimo, ita maxime querulo et moroso positus sum: nec aegroto nec ualeo. […] [????] Ne singula diutius persequar, in omnibus rebus haec me sequitur bonae mentis infirmitas. †Cui† ne paulatim defluam uereor, aut, quod est sollicitius, ne semper casuro similis pendeam et plus fortasse sit quam quod ipse peruideo; familiariter enim domestica aspicimus et semper iudicio fauor officit. [????] Puto multos potuisse ad sapientiam peruenire, nisi putassent se peruenisse, nisi quaedam in se dissimulassent, quaedam opertis oculis transiluissent. Non est enim quod magis aliena ‹nos› iudices adulatione perire quam nostra. Quis sibi uerum dicere ausus est? [????] Rogo itaque, si quod habes remedium quo hanc fluctuationem meam sistas, dignum me putes qui tibi tranquillitatem debeam. Non esse periculosos ‹hos› motus animi nec quicquam tumultuosi adferentis scio; ut uera tibi similitudine id de quo queror exprimam, non tempestate uexor sed nausea: detrahe ergo quidquid hoc est mali et succurre in conspectu terrarum laboranti.
[??, ??] < S?????> Ero immerso nell’introspezione, Seneca, ed ecco mi apparivano alcuni vizi, messi allo scoperto, tanto che potevo afferrarli con la mano: alcuni piu nascosti e reconditi, altri non costanti, ma ricorrenti di quando in quando, che definirei addirittura i piu insidiosi, come nemici sparpagliati e pronti ad attaccare al momento opportuno, con i quali non e ammessa nessuna delle due tattiche, star pronti come in guerra ne tranquilli come in pace. [??] Tuttavia, ho da criticare soprattutto quell’atteggiamento in me (perche infatti non confessarlo proprio come a un medico?), vale a dire di non essermi liberato in tutta sincerita di quei difetti che temevo e odiavo e di non esserne tuttavia ancora servo; mi ritrovo in una condizione se e vero non pessima, pur tuttavia piu che mai lamentevole e uggiosa: non sto male ne bene. […] [????] Per non dilungarmi sui singoli aspetti, in tutte le occasioni mi accompagna questa incostanza di senno. Temo di scivolare giu a poco a poco o, cosa piu preoccupante, di essere sempre in bilico come chi sta per cadere e che la situazione sia forse peggiore di quella che vedo io; infatti, guardiamo con bonarieta le cose che ci riguardano e la simpatia offusca sempre il giudizio. [????] Penso che molti avrebbero potuto raggiungere la saggezza, se non avessero ritenuto di averla raggiunta, se non si fossero nascosti qualche loro manchevolezza, se non avessero sorvolato su qualcosa chiudendo gli occhi. Infatti, non c’e ragione di credere che noi andiamo in rovina piu per adulazione altrui che per la nostra. Chi e che ha mai osato dirsi la verita? Chi e che posto tra branchi di elogiatori e lusingatori non si e fatto tuttavia egli stesso grandissimo adulatore di se? [????] Ti prego dunque, se hai un qualche rimedio con cui tu possa por fine a questo mio fluttuare, di ritenermi degno di dovere a te la mia tranquillita. Che non siano pericolosi questi moti dell’animo e che non portino con se nessun vero sconvolgimento lo so; per esprimerti cio di cui mi lamento con una similitudine appropriata, non sono tormentato da una tempesta, ma dal mal di mare: toglimi dunque questo malessere, quale che sia, e vieni in aiuto di un naufrago che https://datingranking.net/it/millionairematch-review/ ancora tribola gia in vista della terraferma.